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La gestione automatizzata delle autofatture reverse, INTRA ed estere

Se la regola generale è che il fornitore emette fattura addebitando l'IVA, ci sono alcune eccezioni. In questo articolo mi soffermo in particolare su quelle fatture che non recano l'addebito dell'IVA, la quale deve invece essere assolta dal cliente che la riceve. Tecnicamente si parla di reverse charge, traducibile come inversione contabile.

Per fare un esempio, se la fattura ordinaria è di 100 + IVA 22%, quindi totale 122, in caso di reverse charge il fornitore emette fattura solo per 100 ed il cliente assolve l'IVA emettendo un particolare documento, chiamato autofattura con cui calcola l'IVA su 100, pari a 22, registrandola sia nel registro IVA vendite che nel registro IVA acquisti.

Perché in alcuni casi è previsto il reverse charge? Per espressa previsione del legislatore, che ritiene, in questo modo, di potere combattere meglio l'evasione fiscale in alcuni settori ad alto rischio. Se sia giusto oppure no, se questo sia efficace rispetto allo scopo, sono tutte cose che esulano dallo scopo di questo breve articolo. Quello che ci interessa è sapere che la legge prevede in determinati casi questa particolare modalità di assolvimento dell'IVA.

Certo, si potrebbe dire, se l'Agenzia delle Entrate fosse più tempestiva ad accorgersi delle evasioni dell'IVA dai controlli, anche incrociati, delle fatture elettroniche e dalle LIPE (le liquidazioni periodiche telematiche), anziché magari verificare certe anomalie con anni di ritardo... magari tutta questa complicazione poteva essere evitata o per lo meno limitata. Chissà. Ma così è e lo scopo di questo articolo è capire come gestire questa casistica nel modo più efficiente.

Per le fatture interne, ossia quelle ricevute da fornitori italiani, in regime di reverse charge, come ad esempio nel caso di lavori riconducibili al settore edile o comunque relativi a fabbricati (tra cui impiantistica, pulizie, manutenzioni caldaie, ecc.), oppure di acquisto di pc, tablet e telefoni cellulari nella fase del commercio all'ingrosso, e così via, è abbastanza semplice.

Di norma il software gestionale provvede ad emettere l'autofattura, la quale può essere stampata su carta in modalità dunque analogica, oppure può essere trasmessa a SDI beneficiando in questo caso della conservazione sostitutiva ed in futuro della dichiarazione IVA precompilata (aspetto, quest'ultimo, che, a mio modo di vedere, ad oggi non è di particolare utilità per una serie di motivi che esulano dallo scopo di queste poche righe).

Più complesso, invece il caso delle fatture estere. Al di là degli acquisti di merce extra-UE che, passando per la dogana, sono di fatto assimilabili, ai fini IVA, a normali fatture di acquisto, in quanto la bolletta doganale contiene già l'IVA, in tutti gli altri casi gli acquisti dall'estero devono essere gestiti, ai fini IVA, con autofattura o integrazione della fattura estera che dir si voglia (sono due concetti differenti che di fatto sono ormai quasi interscambiabili ai fini operativi).

Le fatture di acquisto intracomunitarie, sia di beni che di servizi, e le fatture di servizi extra-UE (i servizi non passano per la dogana!) devono tutte essere integrate con l'IVA italiana.

Anche in questi casi occorre quindi emettere autofattura, ovvero integrare la fattura estera: fino a giugno 2022 queste operazioni andavano comunicate a mezzo esterometro, mentre da luglio 2022 vanno comunicate a mezzo del Sistema di Interscambio (SDI), al pari delle fatture elettroniche.

Quindi, se per le fatture interne, inviare l'autofattura a SDI è meramente facoltativo, per quelle estere l'invio dell'autofattura SDI è ora obbligatorio.

Niente panico, anche in questi casi il software gestionale provvede normalmente a generare l'autofattura che poi va caricata, entro il giorno 15 del mese successivo alla ricezione, su SDI.

Due parole sul contenuto dell'autofattura. Com'è logico non occorre necessariamente riportare nell'autofattura il dettaglio dei beni e dei servizi acquistati. È sufficiente indicare "beni" o "servizi" a seconda se la fattura estera si riferisce rispettivamente a beni o serivzi, oppure "beni e servizi" se la fattura riguarda sia beni che servizi, e gli estremi della fattura, come affermato dall'Agenzia delle Entrate con la Circolare n. 26/E del 13 luglio 2022.

Poiché l'autofattura nel caso di fornitori esteri va comunque obbligatoriamente inviata a SDI, si consiglia di allegare all'autofattura XML anche la fattura estera originale, per potere beneficiare della conservazione sostitutiva offerta dall'Agenzia delle Entrate.

Tuttavia è sempre possibile inviare a SDI la sola autofattura senza allegati e conservare in maniera analogica (cartacea) la fattura estera.

Qualora le fatture estere ricevute fossero molte, potrebbe valere la pensa di contabilizzarle in maniera notevolmente automatizzata dalla lettura intelligente delle fatture estere in formato PDF. Se invece sono poche, è possibile gestire tutto direttamente da prima nota.


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01/08/2022

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